VACCINO ANTI-TETANO: UNA DIFESA NECESSARIA CONTRO UN NEMICO INVISIBILE

Il tetano è un’infezione che si acquisisce per contaminazione anche di piccole ferite. Risulta difficile da trattare perché il quadro clinico può evolversi in poche ore e con esiti gravi, talvolta infausti. Il vaccino anti-tetano è dunque cruciale.

Il tetano è l’unica malattia infettiva non contagiosa per cui è disponibile una vaccinazione. Il vaccino anti-tetano rientra fra quelli per cui l’obbligatorietà in Italia è più antica: nel 1938 per i militari e dal 1963 per tutti i nuovi nati.

La vaccinazione richiede richiami periodici per mantenere l’efficacia nel tempo: purtroppo l’Italia è risultato il Paese europeo con il maggior numero di casi di infezione nel periodo che va dal 2013 al 2017, ovvero 231 sui 552 (per una quota del 42%) registrati nel continente, soprattutto in soggetti di età superiore ai 65 anni.

Vediamo dunque nel dettaglio scopi e caratteristiche della pratica vaccinale.

Il tetano: una malattia pericolosa

Il tetano è una malattia infettiva potenzialmente molto grave che si rivela letale mediamente nel 30-50% dei soggetti colpiti, anche quando si mettono in atto misure terapeutiche appropriate. Questo è il motivo per cui la prevenzione tramite vaccinazione è cruciale.

Il tetano è causato da un batterio, il Clostridium tetani, che tipicamente si presenta in due stati: uno quiescente e uno attivo. Il primo è rappresentato dalle spore, estremamente resistenti nell’ambiente esterno: queste, eliminate con le feci dall’uomo e da vari animali, contaminano polvere e suolo, dove possono persistere per molto tempo.

In seguito a lesioni cutanee profonde, lacerazioni e abrasioni si può venire a contatto con le spore: le ferite con ampio tessuto necrotico, cioè ormai morto, costituiscono l’ambiente ideale affinché le spore si convertano nelle forme attive, dette anche vegetative, che producono la famigerata tossina responsabile delle manifestazioni di malattia.

Sintomi del tetano

Il periodo di incubazione oscilla tra i 3 e i 21 giorni. Nel momento del contagio, la tossina si insinua nell’organismo e sfrutta il sistema circolatorio e quello linfatico per farsi trasportare fino al sistema nervoso centrale e interferire con il rilascio dei neurotrasmettitori che coordinano l’attività della muscolatura.

La tossina causa così spasmi muscolari che iniziano dal viso, per poi coinvolgere il collo e altre parti del corpo, provocando sintomi quali difficoltà di deglutizione, problemi respiratori e dolore, a cui si possono associare tachicardia, sudorazione anche intensa, febbre.

La vaccinazione antitetanica: tutto quello che c’è da sapere

Il vaccino anti-tetano contiene una forma opportunamente trattata della tossina tetanica, detta anatossina: questa non dà malattia, ma stimola comunque la formazione di anticorpi. La somministrazione è per via intramuscolare.

Attualmente in Italia l’immunizzazione antitetanica è obbligatoria in tutti i nuovi nati, al terzo, quinto e 11o-13o mese nell’ambito del cosiddetto esavalente, un unico preparato contro tetano, difterite, pertosse, epatite B, poliomielite ed Haemophilus influenzae tipo B. Sono previsti poi due richiami: il primo in epoca immediatamente prescolare (cinque-sei anni), il secondo in epoca adolescenziale (15-16 anni), in entrambi i casi in combinazione con i vaccini anti-pertosse e anti-difterite, o nell’ambito di un quadrivalente includente anche il vaccino anti-polio.

Cinque dosi conferiscono un’adeguata protezione per l’età adulta, che tuttavia tende a svanire col tempo: ecco perché è consigliabile un richiamo ogni 10 anni con il trivalente tetano-difterite-pertosse. Il mancato rispetto di questa indicazione spiega come mai l’Italia sia il Paese europeo con il maggiore numero di casi di tetano.

Il vaccino è controindicato in caso di allergia a uno dei componenti dello stesso.

Cosa fare in caso di ferite cutanee sospette per contaminazione con spore tetaniche

In presenza di lesioni cutanee traumatiche, il sospetto di contaminazione con spore tetaniche deve manifestarsi soprattutto se vi è ampio tessuto necrotico e/o se la ferita è stata a contatto con materiale quale terreno.

Se la ferita è lieve e non è presente tessuto necrotico, la prima regola è di pulire e disinfettare subito la parte con abbondante acqua ossigenata. È bene quindi rivolgersi al medico o andare direttamente in ospedale, soprattutto se non c’è memoria di un richiamo negli ultimi dieci anni.

Nel caso di una ferita più ampia, è necessario ricorrere alle cure mediche. La prima azione è sempre la pulizia accurata della ferita e la rimozione del tessuto necrotico, se presente. È il medico poi a valutare la terapia più indicata al singolo caso e se sono necessari la somministrazione di immunoglobuline umane antitetaniche e di farmaci antibiotici.

Se la tossina ha raggiunto il sistema nervoso centrale e sono già comparsi gli spasmi, vengono somministrati anche farmaci sedativi oppure anestetici.

Va detto infine che, al contrario di quanto pensano ancora in molti, la malattia non conferisce l’immunità. Chi si ammala, dunque, dovrà sottoporsi comunque alla vaccinazione.

Infine, esiste anche la possibilità di sottoporsi al richiamo nei giorni successivi all’incidente se c’è il timore di essere entrati in contatto con il batterio.

I luoghi comuni: i peggiori nemici

La credenza che la malattia garantisca l’immunità non è l’unica. Ecco le principali.

  • Il contagio avviene con materiale arrugginito, quali chiodi e oggetti vari in ferro. Falso, perché il batterio Clostridium tetani è presente nell’intestino degli animali e viene eliminato con le feci. Per questo, può contaminare non solo il terreno, ma anche oggetti presenti nel terreno stesso. Va ricordato che le spore possono sopravvivere per anni.
  • Bisogna vaccinarsi per arrivare all’immunità di gregge. Questo non è vero per l’antitetanica. A differenza di altri batteri, il Clostridium tetani esisterà sempre perché è presente nell’ambiente. Così, anche se fosse protetto il 99% della popolazione, rimarrebbe il rischio per quell’1% di persone non vaccinate.
  • Fatta una volta, è sufficiente per sempre. Altra credenza falsa: il vaccino ha una durata di dieci anni, dopodiché perde la sua capacità di difesa. Per questo va eseguito il richiamo, cosa che raramente avviene.
  • Il tetano circola solo in estate. Falso, perché il Clostridium tetani vive nei terreni contaminati da feci infette e, pertanto, c’è tutto l’anno. Nei mesi estivi si registra il numero maggiore di contagi, ma questo è legato semplicemente al fatto che si sta di più all’aria aperta.
Un pericolo per i neonati

I neonati sono protetti naturalmente se la mamma ha effettuato il richiamo in gravidanza, perché gli anticorpi passano attraverso la placenta e arrivano al feto. Ma questa immunità ha una durata limitata nel tempo e nell’arco di tre, quattro mesi dalla nascita, il bambino è a rischio e deve effettuare la vaccinazione, come previsto nel nostro Paese dal Piano Vaccinale. Il richiamo in gravidanza è stabilito per tutte le donne, come indicato sempre nel Piano Vaccinale.

Questo perché in caso di infezione, è elevato il rischio di trasmissione per via placentare. Inoltre, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo è ancora presente in modo importante il pericolo di infezione contratta (sempre nel caso di mamma non vaccinata) quando il cordone ombelicale viene reciso con strumenti non sterili, oppure a seguito della mancata adozione di buone pratiche nella cura del moncone ombelicale.

Il tetano nei bambini si manifesta con gli stessi sintomi degli adulti, ma con un grado di letalità, cioè di rischio di decesso, molto elevata.

L’ultimo caso di tetano neonatale in Italia risale al 1982, grazie alla vaccinazione.

Il tetano colpisce maggiormente gli anziani?

La risposta è sì e lo dicono anche i dati. Sono numeri che meritano attenzione e che fanno emergere la necessità di prestare particolare cura alla situazione vaccinale degli anziani, la categoria più fragile ed esposta. Un articolo pubblicato nel 2013, ma ancora attuale, scatta una fotografia impietosa sulla popolazione maggiormente colpita in Italia tra il 2001 e il 2010: l’incidenza annua media nel periodo preso in considerazione è stata di un caso per milione di abitanti, per un totale di 594 casi notificati. Se si va nel dettaglio, colpisce l’età delle persone che si sono ammalate di tetano: 471 individui con più di 64 anni, 111 nella fascia d’età tra i 25 e i 64, 3 tra i 15 e i 24 e 2 tra gli under 14.

A determinare una maggiore concentrazione di casi tra gli anziani può essere un mix di fattori: innanzitutto, tra gli over 65 è più alto il numero di non vaccinati in quanto la profilassi antitetanica in Italia è diventata obbligatoria solo dal 1963. A questo si aggiunge il calo delle difese immunitarie, che negli anziani fisiologico e può essere accentuato dalla presenza di malattie concomitanti quali diabete e patologie cardiovascolari.

Bibliografia essenziale

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Filia A et al. Tetanus in Italy 2001-2010: a continuing threat in older adults.
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Ultimo aggiornamento: 01/04/2021 | MAT-IT-2100561