MENINGITE INFETTIVA: DEFINIZIONE, MODALITÀ DI TRASMISSIONE, SINTOMI, DIAGNOSI, CURA
La meningite è un’infiammazione delle meningi che generalmente riconosce una causa infettiva. Le forme batteriche sono quelle più gravi, ma molte di queste sono prevenibili grazie alla vaccinazione.
La meningite è un'infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale.
Le meningi sono costituite da tre strati di tessuto: la dura madre (il più esterno), la membrana aracnoidea (quello intermedio) e la pia madre (il più interno). Tra la membrana aracnoidea e la pia madre è presente il liquido cerebrospinale, che serve a creare una sorta di cuscinetto protettivo per il cervello e il midollo spinale.
La meningite è un’infiammazione delle meningi e dello spazio subaracnoideo.
Nella maggior parte dei casi è causata da un’infezione da virus, batteri o funghi, ma possono svilupparsi anche forme non infettive, per esempio in seguito all’assunzione di alcuni farmaci o alla presenza di un tumore.
La forma più frequente è la meningite virale, anche detta asettica, che generalmente non ha effetti gravi e si risolve in circa 7-10 giorni.
La meningite batterica si manifesta più raramente, ma è una forma più grave e potenzialmente letale. Tra i microrganismi batterici che causano meningite ricordiamo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Tuttavia, anche se è meno frequente, è l’infezione da Neisseria meningitidis (meningococco) a essere la più pericolosa. Si tratta di un batterio aerobio (cioè che vive in presenza di ossigeno) dalla tipica forma a “bacio di dama”. Esistono 13 diversi tipi di meningococchi, chiamati sierogruppi, sei dei quali (sierogruppi A, B, C, Y, W e X) possono causare la meningite nell’uomo. Il sierogruppo X è presente quasi esclusivamente in Africa, mentre gli altri sono diffusi in diverse parti del mondo.
La trasmissione da una persona all’altra della meningite infettiva avviene soprattutto per via respiratoria: un soggetto infetto può rilasciare nell’ambiente goccioline di saliva e secrezioni nasali che contengono l’agente patogeno responsabile della meningite tossendo, starnutendo o semplicemente parlando. Tuttavia, perché il contagio possa avvenire, il contatto deve essere stretto e prolungato in quanto il microrganismo si propaga di solito a non più di due metri dalla persona infetta.
Per sviluppare la malattia non è però sufficiente entrare in contatto con uno di questi microrganismi patogeni. Nel caso per esempio del meningococco, dello pneumococco e dell’emofilo, spesso il batterio rimane confinato nella faringe e non causa alcun sintomo. Si parla in questo caso di portatore sano.
Gli agenti patogeni che causano la meningite provengono di solito da un altro punto dell’organismo, a partire dal quale si diffondono nel flusso sanguigno fino ad arrivare la barriera ematoencefalica, che di norma protegge il sistema nervoso centrale dal contatto con agenti patogeni o sostanze pericolose. Se questa barriera viene però oltrepassata, i microrganismi possono raggiungere le meningi. In altri casi, la meningite si sviluppa come conseguenza di una otite o sinusite o da un'infezione cerebrale causata, per esempio, da una frattura del cranio. Se si diffonde nel sangue il microrganismo responsabile della meningite può causare anche una sepsi.
A seconda del microrganismo e delle manifestazioni cliniche il periodo di incubazione può variare: la durata può essere di 3-6 giorni nel caso di una forma virale, mentre può arrivare a 10 giorni (tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria) per quella batterica.
Il contagio può avvenire solo durante la fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti la comparsa dei sintomi.
Inizialmente la meningite può manifestarsi con sintomi aspecifici, come per esempio cefalea, sonnolenza e inappetenza. Dopo 2-3 giorni i sintomi generalmente peggiorano e compaiono nausea e vomito, pallore, febbre e fotosensibilità. I sintomi tipici della meningite sono però la rigidità della nuca e quella all'estensione della gamba.
Per quanto riguarda in particolare i neonati, spesso sono presenti pianto continuo, irritabilità, sonnolenza eccessiva e scarso appetito. In alcuni bambini si nota l'ingrossamento della testa, soprattutto a livello delle fontanelle (ovvero i punti del cranio non ancora del tutto saldati).
In alcuni casi di meningite e di sepsi meningococcica si assiste a un rapido peggioramento delle condizioni: in questo caso si parla di forme fulminanti. Inoltre, non è possibile escludere l’eventualità di un esito fatale o di conseguenze anche gravi a lungo termine (come per esempio sordità, danni neurologici o necessità di amputazione di un arto) anche se la malattia viene diagnosticata precocemente e viene avviato tempestivamente un adeguato trattamento.
I medici spesso sospettano la meningite osservando la sintomatologia. Per identificare la causa e arrivare a una diagnosi, il paziente viene sottoposto a una puntura lombare (rachicentesi) e, nel caso si ipotizzi una forma batterica, anche a un prelievo di sangue per effettuare una emocoltura.
Il trattamento varia a seconda della forma di meningite, ma in qualunque caso deve iniziare il più precocemente possibile. Se il microrganismo responsabile della meningite è un batterio vengono somministrati per via endovenosa antibiotici, che non sono invece indicati in caso di una forma di origine virale. In questo caso l’infezione si risolve senza necessità di alcuna terapia, ma solo di un trattamento di supporto, e i sintomi scompaiono solitamente nell’arco di una settimana.
Identificare il microrganismo responsabile della malattia è necessario per definire sia la terapia antibiotica del paziente sia l’eventuale profilassi dei contatti. L’infezione da meningococco può infatti causare focolai epidemici. Per ridurre il rischio di casi secondari, è possibile somministrare ai contatti stretti del malato una profilassi antibiotica (prevista anche in caso di meningite da Haemophilus influenzae). Inoltre, per individuare ed eventualmente trattare tempestivamente possibili ulteriori casi, i contatti stretti vengono monitorati per 10 giorni dalla comparsa dei sintomi del paziente.
Ciò non avviene invece per la meningite o la sepsi causate da un’infezione da pneumococco, in quanto si tratta di forme sporadiche che non causano focolai epidemici.
Per prevenire la meningite batterica la strategia più efficace è la vaccinazione.
In Italia il vaccino contro Haemophilus influenzae b fa parte di quelli previsti per tutti i nuovi nati.
Sono stati sviluppati anche vaccini contro alcuni sierotipi di pneumococco e alcuni sierogruppi di meningococco.
Nell’ultimo piano nazionale prevenzione vaccinale (PNPV) 2023-2025 viene raccomandato il vaccino pneumococcico coniugato al compimento di 2 mesi, di 4 mesi e di 10 mesi di vita. Inoltre, deve essere offerto attivamente agli over65 ed è consigliato ai soggetti affetti da patologie come cardiopatie croniche, malattie polmonari croniche, diabete mellito, epatopatie croniche ecc.
Per la prevenzione delle malattie da meningococco, il PNPV prevede anche la somministrazione del vaccino anti-meningococco B con un ciclo di base a due dosi più il richiamo, al compimento di 3 mesi, di 5 mesi e 15 mesi di vita. Le vaccinazioni contro il meningococco tetravalente ACWY (MenACWY) invece prevedono una dose ai 12 mesi di vita, seguita da una dose a partire dal compimento del 12° anno di vita.
Il PNPV sottolinea, infatti, l’importanza di raccomandare agli adolescenti una dose di vaccino anti-meningococcico quadrivalente ACWY, sia a chi non ha ricevuto da bambino il vaccino o il quadrivalente, sia a chi è già stata somministrata una dose. L’infezione da meningococco, infatti, può interessare non solo i bambini, ma anche gli adolescenti e i giovani adulti e può esserci un numero cospicuo di casi di meningite da meningococco nella popolazione adulta.
La somministrazione del vaccino antimeningococco coniugato ACWY viene inoltre raccomandata per chi è affetto da alcune patologie (talassemia, asplenia, diabete mellito 1, patologie epatiche, immunodepressione congenita o acquisita ed altre) e per i loro conviventi.
È raccomandata inoltre, per tutti coloro che si recano nei Paesi della cintura sub sahariana, soprattutto se la permanenza è lunga e a stretto contatto con la popolazione locale, oppure se si sosta in aree endemiche e per tutti i viaggiatori che si recano in pellegrinaggio a La Mecca (come richiesto dall’Arabia Saudita).
In situazioni epidemiologiche a rischio anche per l’età adulta, è consigliata una dose di vaccino quadrivalente meningococcico ACWY.
Nel PNPV si raccomandano infine le vaccinazioni per le infezioni virali che possono causare meningite, quali poliovirus e varicella.
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EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità (ISS). Malattie batteriche invasive (sepsi e meningiti).
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https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1679488094.pdf
Ultimo aggiornamento: 15/07/2024 | MAT-IT-2100561